Tecnologia in banca, l’esempio di Goldman Sachs

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Negli uffici della sede di Goldman Sachs, al 200 west street a Manhattan, New York, un team di 75 programmatori è al lavoro per sviluppare dei sistemi che possano facilitare l’attività degli investment banker, in particolare nelle operazioni di m&a.

Il team, che dal 2014 è raddoppiato in termini di risorse, affianca i deal makers del gruppo creando algoritmi e tecnologie che, fra le altre cose, gestiscono e analizzano i dati dei clienti, le sottoscrizioni e i leverage buyouts, in particolare in deal con altre istituzioni finanziarie o nel real estate. Per fare un esempio, “Sellside” è una app lanciata dal team che consente ai junior di collezionare rapidamente le informazioni su un determinato deal, come ad esempio le offerte provenienti da diversi acquirenti, e permette ai senior di controllare lo stato delle offerte a distanza, senza dover chiedere aggiornamenti agli analisti.

All’interno della banca non è mancato chi ha storto il naso. Per molti osservatori l’investment banking, di tutte le altre attività della banca, è quello meno adatto per questo tipo di “robo-advisors”, in quanto si basa su rapporti personali forgiati dopo anni di pranzi di lavoro, business presentations e partite di golf.

La paura più grande, però, è che la deriva tecnologica possa portare a ulteriori esuberi oltre a quelli che il settore deve già affrontare a causa della crisi generalizzata. Secondo fonti interne, i progressi nella tecnologia potrebbero tagliare, nel corso dei prossimi anni, fino al 10% del personale di Goldman tra quello con meno esperienza lavorativa.

Per gli executive, invece, le cose non stanno così. La tecnologia, affermano, ha in questo caso il compito di ridurre il carico di quei lavori ripetitivi solitamente affidati ai junior bankers, i quali avrebbero più tempo per affiancare i senior e apprendere quelle soft skills che tanto servono per avanzare di carriera. Kognetics, una società di software che utilizza l’intelligenza artificiale per aiutare banche d’investimento, stima che circa un quarto della routine in banca può essere automatizzato e velocizzato.

L’esempio di Goldman Sachs è emblematico di come la tecnologia possa essere usata in maniera virtuosa per ottimizzare il lavoro. E consentire un risparmio di tempo e un’efficenza preziosi per ogni investment banker.
Che poi la tecnologia possa davvero rimpiazzare il professionista in carne e ossa è difficile, proprio un virtù di quei rapporti personali che legano i banker agli imprenditori: nessun ceo deciderebbe mai quale azienda acquisire soltanto guardando un computer.
L’m&a è molto più di questo.

Ma le polemiche interne fanno capire chiaramente come l’integrazione della tecnologia in banca sia ancora assai lontana. E quello di Goldman resta un caso isolato.

di Laura Morelli

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